La Chiesa di San Francesco Saverio è stata edificata nel 1684 per volere dei Gesuiti, su un progetto dell’architetto Angelo Italia. I lavori di costruzione terminarono nel 1710 e il 24 novembre 1711 fu consacrata al culto dal palermitano Bartolo Castelli, vescovo di Mazara del Vallo. La chiesa, ulteriore testimonianza del Barocco in Sicilia, si trova nel quartiere dell’Albergheria.
All’esterno si nota una grande cupola centrale e quattro cupole minori, oltre a una torre campanaria dello stesso stile architettonico. La facciata è suddivisa in due ordini: al centro si trova il portale settecentesco, ai lati due colonne tortili sostengono altrettante volute e nella conchiglia vi è raffigurato San Francesco Saverio con un giglio e il cuore aperto, incoronato da due putti. Sotto il busto del santo è raffigurato un granchio che tiene una croce. Secondo una leggenda infatti Francesco Saverio perse un giorno il suo crocifisso in un fiume e proprio un granchio glielo riportò. Nel secondo ordine della facciata si alza solamente la parte centrale con due colonne che reggono il timpano.
Al suo interno una scritta marmorea recita: Dedi te in lucem gentium, “Ti ho stabilito come luce delle nazioni”. La frase è tratta dal Libro di Isaia, e si riferisce a Gesù Cristo, ma in questo caso anche a San Francesco Saverio, in ricordo della sua opera evangelizzatrice.
All’interno della chiesa si accede attraverso sette gradini, in riferimento ai sette giorni della creazione del mondo. L’edificio ha una pianta a croce greca e sei cappelle minori, una delle quali dedicata a Santa Rosalia, patrona di Palermo, e un’altra a Sant’Ignazio di Loyola. In totale le colonne sono 24 a simboleggiare le 12 tribù dell’Antico Testamento e i 12 apostoli del Nuovo Testamento. Esse alludono anche ai 24 vecchi dell’Apocalisse. Nello spazio centrale si innalza invece una grande e alta cupola che poggia su quattro pennacchi raffiguranti scene di vita di San Francesco Saverio.